Punture da imenotteri: conosciamo la portata del fenomeno?

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Punture da imenotteri: conosciamo la portata del fenomeno?

Un documento prodotto dalla Consulenza tecnica salute e sicurezza (CTSS) dell’ Inail e connesso alla collana editoriale: “focus tecnici salute e sicurezza sul lavoro” contiene approfondimenti tecnici su fattori di rischio, prevenzione, reinserimento lavorativo e aspetti assicurativi associati a punture da imenotteri.

“Gli imenotteri sono un ordine di insetti che comprende api, vespe e formiche, di importanza clinica rilevante nel campo delle reazioni di ipersensibilità da veleno. Quando l’insetto punge, inietta il veleno: nelle api, il pungiglione è seghettato e rimane nella preda insieme al sacco velenifero, continuando a rilasciare il veleno. L’ape, volando via, si eviscera e poi muore: pertanto, può pungere una sola volta. Il pungiglione delle vespe, invece, è liscio e può essere agevolmente estratto, lasciando indenne l’insetto che può, quindi, pungere più volte consecutivamente.

A causa dell’aumento delle temperature, alcune specie di vespe, diffuse nel sud est europeo, in Medio Oriente e in Madagascar, come ad es. la Vespa orientalis e la Vespa velutina, stanno ampliando la loro area di propagazione e sono ormai presenti anche in Italia. Le specie di vespe particolarmente aggressive e predatrici di api rappresentano un pericolo per l’apicoltura, attaccano a sciami con notevole tenacia, hanno anche un tasso riproduttivo elevato e uno spiccato comportamento migratorio. Negli ultimi anni si registra in Italia un costante ampliamento delle aree di distribuzione di specie c.d. “aliene” così come del numero di segnalazioni di ritrovamenti di alveari e nidi di vespe in aree rurali e in aree urbane. Il veleno delle api e delle vespe contiene potenti allergeni, capaci di indurre reazioni locali o sistemiche di tipo infiammatorio, allergico e tossico, anche severe e in alcuni casi fatali, con possibile insorgenza di quadri clinici atipici ad interessamento multiorgano. Gli effetti del veleno variano a seconda della dose inoculata con la puntura (maggiore per le api rispetto alle vespe), del numero di punture, della specie di insetto coinvolto, dell’età e dell’eventuale presenza di comorbidità e sensibilizzazione, per precedente contatto, del soggetto colpito.

L’allergia al veleno di imenotteri rappresenta un fenomeno di rilevanza clinica, come causa di morbilità e mortalità in tutto il mondo e in Europa il fenomeno colpisce circa il 5% della popolazione generale e confermano che numerose sono le categorie professionali a rischio più elevato di punture rispetto alla popolazione generale: apicoltori, agricoltori, lavoratori in serre, conducenti di mezzi di trasporto, muratori, giardinieri, operatori ecologici, vigili del fuoco, forestali, lavoratori che operano a contatto con alimenti (professioni del settore gastronomico, come ristoranti, panifici, pastifici, cuochi). Le attività di lavoro svolte in esterno si confermano essere a maggior rischio di esposizione. Gli insetti non rientrano nella definizione di “agente biologico” data dall’art. 267 del Titolo X del d.lgs. n. 81/2008; tuttavia, ai sensi dell’art. 28, la loro presenza in ambito lavorativo deve essere valutata se essi rappresentano un potenziale rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori. Di fatto le reazioni al veleno di imenotteri sono contemplate dalla casistica Inail delle malattie-infortunio denunciate e riconosciute e quindi soggette a tutela assicurativa.

Come prevenire il rischio: suggerimenti per il DL

  • Effettuare la valutazione del rischio da punture da imenotteri, particolarmente in presenza di lavorazioni outdoor.
  • Fornire formazione e informazione ai lavoratori sul rischio specifico e le misure di prevenzione e protezione da adottare.
  • Nelle attività di sorveglianza sanitaria, individuazione, da parte del medico competente, dei lavoratori allergici tra gli addetti ad attività a rischio.
  • Messa a disposizione sul posto di lavoro di farmaci per l’autoterapia di urgenza e il follow up dei soggetti allergici.
  • Raccomandazione che le attività a rischio non siano, se possibile, condotte in solitario.
  • Per le attività in solitario, come spesso si verifica in alcune lavorazioni agricole e forestali, prevedere possibilmente sistemi di allerta per i lavoratori nei confronti di persone o strutture di riferimento.
  • Fornitura di indumenti di lavoro o DPI idonei alla protezione dei lavoratori, disincentivando comportamenti inadeguati rispetto alla tipologia di rischio a cui essi sono esposti (ad es. il lavoro a “torso nudo”).
  • Istruzioni, procedure e percorsi di addestramento per personale laico al pronto intervento post-puntura sia per autosomministrazione che per somministrazione immediata del farmaco. Ciò al fine di prevenire l’insorgenza di shock anafilattico che, come dimostra la casistica sopra esposta, rappresenta la quasi esclusiva causa di decesso per questa tipologia di evento, considerata la brevissima latenza che intercorre tra l’inoculazione del veleno da parte dell’insetto pungitore e la manifestazione clinica delle reazioni avverse, soprattutto in soggetti già sensibilizzati e allergici.

A partire dall’anno 2021, alcune di queste misure, se attuate, sono riconosciute dall’Inail come migliorative delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e pertanto valide ai fini della riduzione del tasso medio per la prevenzione dei rischi (OT23)”.

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